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Il criticometro di MateâriuM a cura di Anna Gubiani

Il criticometro | Istruzioni per l’uso | a cura di Anna Gubiani

Il criticometro di MateâriuM è un mezzo semplice e allo stesso tempo utilissimo per imparare a fare una critica costruttiva e approfondita sia a un testo teatrale che a uno spettacolo nella sua interezza. In questo articolo Anna Gubiani ci presenta le sue funzionalità.

Il testo o lo spettacolo preso in esame può essere sia di altri che autoprodotto (in questo ultimo caso, il criticometro potrà essere usato come autocriticometro). Il criticometro si basa su un elenco di 10 punti che noi riteniamo fondamentali per la buona riuscita ed efficacia di uno spettacolo o di un testo teatrale.

Analizziamoli uno ad uno!

Comprensibilità

Ti è capitato di leggere un testo o di vedere uno spettacolo, di non capirci niente e di non sentirti all’altezza? In quel caso significa che l’opera aveva un problema di comprensibilità.

Si deve infatti partire dal presupposto che non esistono lettori/spettatori impreparati e “non all’altezza”. Ogni opera deve essere scritta e messa in scena allo scopo di comunicare qualcosa e deve mettere in gioco tutti i suoi mezzi per raggiungere questo scopo. Se la comunicazione non riesce ad attuarsi, significa probabilmente che l’opera è autoreferenziale o semplicemente non curata a sufficienza.

Questo tuttavia non significa che tutto debba essere comprensibile a tutti. Lasciare dei vuoti in cui lo spettatore possa inserire i suoi pensieri, le sue domande e le sue risposte è altrettanto importante. Se tutti i passaggi verranno svelati e spiegati, il lettore/spettatore perderà di interesse, ecco che arriverà la noia.

Coerenza interna

Ogni testo e ogni opera si fonda su delle regole, che vengono stabilite dall’autore/regista/compagnia nel momento della scrittura e messinscena in modo libero, seguendo solo le pure limitazioni della scena. Ma una volta stabilite, le regole vanno rispettate. La coerenza interna si deve ritrovare nella costruzione dei personaggi e nella loro evoluzione, nella scelta del genere, nella proposta di linguaggio, nel patto con lo spettatore (ad esempio immaginiamo uno spettacolo in cui uno o più personaggi si rivolgono direttamente allo spettatore nelle prime scene e poi se lo dimenticano per sempre), ecc.

Le regole stabilite possono essere rotte consapevolmente per creare un effetto di sorpresa o modificare il ritmo dello spettacolo, l’importante è che questa rottura sia decifrabile dal lettore/ spettatore e risulti dunque come un gioco di rottura delle aspettative del pubblico e non come una rottura della coerenza.

Ritmo e struttura

La vita si basa sul ritmo: il respiro è ritmico, il cuore batte, il tempo scandisce le nostre ore, il giorno prepara la notte, le stagioni scandiscono gli anni. Essendo uno spettacolo un’opera viva, anche l’opera teatrale, come la vita, non può esistere senza ritmo.

Per capire qual è il ritmo giusto da costruire all’interno di un’opera, aiuta lavorare su una struttura. Fin dalle origini del teatro occidentale, nella Grecia di 2500 anni fa, gli autori di teatro scrivevano basandosi su una struttura di 5 atti – a volte semplificato in 3 atti, ma con lo stesso andamento – è stato usato per secoli e in diverse epoche storiche nella storia del teatro e oggi, pur nella rottura contemporanea di simili regole, non ha smesso di avere la sua importanza.

A parte il modello classico di struttura, esistono anche altri tipi di modelli, volti a creare strutture non lineari. Sperimentarli e padroneggiarli permette di creare un dialogo avvincente con il proprio pubblico: creare e disattendere aspettative, incuriosire, sapere come gestire le informazioni fa parte del lavoro sul ritmo della pièce.

Caryl Churchill è un’autrice inglese famosa per usare delle strutture non cronologiche e piene di ellissi: lo spettatore lavora nella sua mente a completare quello che manca, in un dialogo intenso con quanto accade davanti ai suoi occhi.

Trovata la struttura generale di una pièce, si tratta poi di lavorare sul ritmo dei singoli dialoghi, sulle pause e sulla forma del linguaggio. Quando sarò utile piazzare un monologo? Quando un dialogo? Quando un’azione? E quando variare un ritmo già definito?

Piano uditivo

Nella valutazione di un testo/spettacolo è interessante provare a concentrarsi solo sul piano uditivo. Soprattutto nel teatro di prosa, è fondamentale la scelta del linguaggio: come parlano i personaggi? Quali voci sono presenti? Quanti giochi di parole, silenzi, ripetizioni sono stati usati e in che modo? Sono efficaci? Attraverso un uso consapevole del linguaggio si possono raccontare molte più cose che il mero contenuto. Una scrittura poetica costruisce un ambiente sonoro che trasmette emozioni, atmosfere ed associazioni, prima ancora che concetti. E poi un grande ruolo lo gioca ciò che si trova in mezzo alle parole dette, ovvero il non detto, quello che non si sente.

Al linguaggio verbale si aggiungono poi suoni e musiche che costruiscono o accompagnano l’opera e che, se costruite con consapevolezza, possono avere una funzione narrativa o fornire delle chiavi di lettura.

Nel caso di uno spettacolo, si può fare un test per verificare la forza del piano uditivo, chiudendo gli occhi e ascoltando soltanto: che effetto fa? L’attenzione rimane alta? Poi riaprire gli occhi e verificare come il piano uditivo si incrocia con il resto e se uno dei piani nell’incrocio risulta saturo.

Piano visivo

Accanto al piano uditivo, il secondo grosso piano da prendere in considerazione è quello visivo. Ovviamente questo piano risulta evidente nel caso di uno spettacolo, tuttavia la base delle immagini e del montaggio che si applica sulla scena viene costruita già nel testo, attraverso le suggestioni di luoghi o atmosfere e la struttura con la quale una pièce viene costruita. In altre parole: è a partire dalle suggestioni del testo che si costruisce la visione registica e scenografica, come forma di arricchimento rispetto al solo testo.

Il piano visivo può essere uno sviluppo logico del testo oppure andare a costituire un piano inaspettato, che può stimolare associazioni di pensiero e allargare l’orizzonte e l’attualità di un’opera.

Il piano visivo deve allargare l’orizzonte, arricchire, stimolare, ma mai snaturare!

Livelli di lettura

Ogni testo/spettacolo può avere più livelli di lettura che lo arricchiscano e gli diano profondità. L’importante è chiarirne la priorità e non confondere i livelli, che devono avere ognuno una coerenza interna. L’esempio più classico di gioco con i livelli di lettura è quello che si crea quando una storia è metafora di qualche cosa di più ampio. “Morte di un commesso viaggiatore” di Arthur Miller: si racconta una storia di una famiglia, ma contemporaneamente la storia di un’epoca nell’America degli anni 50, in cui si infrangeva il sogno americano.

Destinatario

Ogni testo/spettacolo, nel momento in cui viene costruito, deve essere pensato per un preciso destinatario. Questo permetterà di giocare con le aspettative del lettore/spettatore, stupirlo o assecondarlo. Se un’opera è priva di destinatario, essa risulterà meno efficace, perché ci parlerà meno direttamente. Il teatro è la forma più viva di interazione tra un’opera e il suo usufruente, non dimenticarlo! Se da lettore/spettatore non ti senti considerato, vuol dire che il lavoro non è riuscito.

Chi possono essere i destinatari classici a cui riferirsi? Un pubblico italiano medio colto / delle rare persone non alfabetizzate e prive esperienze culturali / degli studenti di una certa fascia di età / degli stranieri che capiscono poco l’italiano / ecc.

Se un testo funziona per più tipi di destinatari, sarà un testo che molto probabilmente avrà del futuro.

Attualità

Il teatro come forma d’arte vive nel qui ed ora, quindi in qualsiasi modo sia scritta l’opera – dal dramma storico a un racconto di pura fantasia – , essa dovrà parlare agli spettatori/lettori di oggi ed avere qualcosa da dire loro nel momento in cui viene “vissuto” a livello esperienziale.

Uno spettacolo/ un testo ha qualcosa da dirti oggi? Se la risposta è no, significa che gli autori devono rimetterci le mani oppure che l’opera può essere tranquillamente sostituita con una creazione ex novo!

Orizzonte

Il teatro, in tutte le sue forme, ha una caratteristica insindacabile: ci parla comunque sempre dell’umano. Per questo motivo in ogni opera teatrale si trova un grandissimo potenziale, ovvero la messa in discussione di pensieri e comportamenti dell’essere umano. Questo è forse il compito più difficile e più importante di ogni opera teatrale. Ogni grande testo teatrale non parla solo della società umana presente, ma proietta una sua idea di società futura. Dove va l’essere umano? Dove lo si vuole portare? Un testo/spettacolo che riesce a regalare allo spettatore un orizzonte più ampio di quello che lo spettatore stesso si immagina, avrà assolto un compito elevatissimo.

Uno degli esempi più eclatanti di costruzione di testi privi di orizzonte è l’uso inconsapevole di personaggi con ruoli sociali retrogradi o legati a cliché. Il saggio? Un vecchio. La donna? Bella, intrigante. L’eroe: un uomo maschio bianco. Le dinamiche tra personaggi? Giochi di potere legati a schemi di pensiero antiquati.

L’autore/autrice, il/la regista sono chiamati ad immaginarsi una società presente e futura, ovvero più legata alla vita sul nostro pianeta che all’immaginario letterario. Essi dovranno analizzare l’oggi per scoprire quale futuro raccontare: quale sarà il nostro rapporto con la tecnologia, l’evoluzione biologica del nostro corpo, il funzionamento dei ruoli sociali, la struttura della famiglia/società, quali valori guideranno i comportamenti di domani? E’ un gioco alla visionarietà: più realistico e audace sarà, più sarà interessante.

Corollario

Fai attenzione a cosa un testo/ uno spettacolo ti offrono come bonus aggiuntivi. A volte un buon programma di sala può essere segno di un’estrema cura verso lo spettatore e può aiutare a stimolare ulteriori riflessioni su quanto visto. Allo stesso modo una suggestiva descrizione dei personaggi o il racconto di come un testo è nato, può essere una premessa stimolante nella lettura.

Qualsiasi cosa che sia da stimolo a una comprensione più approfondita, va considerato come un benefit. Attenzione a non confondere qualcosa che stimola con invece qualcosa che spiega. Testi e spettacoli devono reggersi in piedi da soli, altrimenti non sono usufruibili, ma possono facilitarci l’esperienza se ci forniscono a lato un paio di piccoli occhiali per far notare dei dettagli che sembravamo irrilevanti!

…in conclusione

Queste sono alcune delle riflessioni che puoi sviluppare. Come vedi, ogni punto può essere ulteriormente approfondito. A te il compito di allargare le riflessioni!

Il tuo compito di base è di usare i punti come stimolo nella tua analisi critica.

Nomina i punti deboli del testo/spettacolo, esprimi i dubbi e suggerisci possibili soluzioni non basate sul gusto ma sulla funzionalità dei punti.

Sii sempre aperto ad accogliere le critiche e insegna agli altri ad accoglierle: le critiche fatte con profondità sono una manna dal cielo. In base ad esse gli scrittori possono riscrivere e migliorare il proprio testo e i registi provare soluzioni nuove.

Usa la critica come forma di stimolo: il teatro è un’arte che è sempre il frutto di un lavoro collettivo, non sono nella sua realizzazione, ma anche nel suo perfezionamento!

Questi 10 punti sono incisi su un pratico ed elegante righello: il criticometro di MateâriuM. Prendilo e portalo sempre con te, è pronto all’uso!

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