In questo articolo Elisa Copetti ci presenta un estratto del dramma “I gerani possono sopravvivere a tutto” dell’autrice serba Iva Brdar.
Come si sente la prima aria di primavera verifico la luna sul calendario, compro i soliti bulbi, primule e violette, cambio la terra ai vasi, recupero i resti delle piante sopravvissute all’incuria e all’inverno, ne curo le malattie con tentativi improvvisati di esperto giardinaggio. La prima giornata di sole mette allo scoperto il mio pollice verde. Tra i fiori che non ho mai affrontato c’è il geranio. C’è chi lo ama: pianta semplice, che dà grandi soddisfazioni e richiede dedizione e cura quotidiana, resiste alle più svariate situazioni climatiche, fiorisce parecchio se ci si dedica con impegno. Non ama l’esposizione al sole cocente, preferisce i luoghi soleggiati ma anche d’ombra. Questa la prima associazione quando ho letto il titolo del dramma “Muškatle mogu preživijeti sve” e che ho tenuto a mente durante la lettura.
“I gerani possono sopravvivere a tutto” è l’ultima drammaturgia scritta da Iva Brdar, autrice belgradese di stanza a Berlino. In un condominio anni Settanta della periferia modernista di una città, poco lontano dall’aeroporto, un Ragazzo, una Ragazza, un Padre disoccupato che dorme sul divano e una Madre in pensione dedita ai gerani salgono e scendono i piani del loro condominio come fosse una scala sociale: giunti al punto più alto non hanno dove andare, devono scendere, questa volta direttamente a terra. La Madre è convinta che sia il compleanno del Ragazzo e lo obbliga a ricevere tre regali: un lavoro certo, estorto al vicino del quinto piano; una Possibile ragazza, travisando una promessa di aiuto; un Grande ragazzo come migliore amico per la vita. Il Ragazzo, inerme di fronte alla volontà altrui di assicurargli un futuro, annota pedissequamente ogni passaggio di aereo sopra al condominio: compagnia aerea, orario, capienza, tratta e destinazione. C’è chi dice che guardi nel vuoto e parli da solo, invece ha un sogno e una Ragazza che condivide il suo desiderio ma che finirà sul marciapiede, volata dal tetto per fuggire dalle mani troppo grandi del Grande ragazzo. Tutto resta come prima, solo lui continuerà a vederla e la famiglia, si adatterà alle nuove circostanze della vita.
Brdar racconta le vite qualunque dei membri di una famiglia contemporanea, non per forza serba, che come i gerani della Madre ricevono le sue cure assidue, sono esposti al sole del mattino e ritirati dal freddo dell’inverno. A differenza dei gerani però non fioriscono, si adattano alle condizioni di vita ma non sono felici. Del resto, adattamento non significa resilienza.
È questo un testo poetico, che in sedici quadri e con dieci personaggi, compresi i gerani e le voci dei viaggiatori a bordo degli aerei, genera atmosfere cupe, una tensione narrativa melanconica e cinica, una riflessione sulla società contemporanea suddivisa “per piani”; sulla famiglia tradizionale che si disgrega, sulle partenze e gli addii ma anche sull’incapacità di lasciar partire chi se ne vuole andare.
La lingua poetica del quotidiano, dei miseri ricatti, delle aspettative disattese, del pettegolezzo, delle piccole conquiste, tiene il lettore (al momento si tratta solo di un testo sulla carta) incollato alla narrazione fino alla fine, all’imprevisto finale.
RAGAZZA:
Io sono la Ragazza
Con la R maiuscola
La sua ragazza
Quando dico sua
Intendo di questo ragazzo
Che sta arrivando
RAGAZZO
Io sono il Ragazzo
Il suo ragazzo
E sto arrivando
Guardando il cielo
Vorrei precisare
Che non guardo nel vuoto
Come un malato
Come un matto
Che guarda nel vuoto
Io guardo qualche cosa
Io guardo gli aerei
RAGAZZA
Mentre lui guarda gli aerei
Io guardo soprattutto
Lui
RAGAZZO
Quando non guardo gli aerei
Guardo lei
RAGAZZA
Noi ci guardiamo
Ci siamo lasciati una volta
Esattamente un anno fa
Una pausa breve
Oggi è l’anniversario
Ma ora siamo di nuovo insieme
RAGAZZO
Anche se molti dicono
Che non posso vederla
Io la vedo benissimo
Lei è qui davanti a me
In carne ed ossa
Non lo so
Noi di solito
Nella nostra famiglia
Non mangiamo molta carne
Mia madre dice
Soprattutto quella macinata
Ci si mette di tutto
Unghie zampe vene ossa
Perciò non so
In carne ed ossa
Ma lei è qui
Ogni giorno
E aspetta me
RAGAZZA
Io lo aspetto
RAGAZZO
Una volta abbiamo deciso
Di non aspettare più
Ma di andare
RAGAZZA
È molto pratico
Avere un ragazzo così
Quando vuoi andare da qualche parte
Lui sa l’orario dei voli
Al minuto
RAGAZZO
Conosco ogni
Orario di decollo
Compagnia
Destinazione
Numero di sedute
Altezza sul livello del mare
Orario di atterraggio
RAGAZZA
È molto pratico
RAGAZZO
Ogni giorno
Ci trovavamo qui
Guardavamo gli aerei
E parlavamo
Noi ce ne andremo
E ora ce ne andremo
Per ogni volta
Bisogna essere pronto
Preparato
In valigia
E nella mente
Il mal d’aereo
Si nasconde in ciascuno di noi
Per superarlo
È necessario sapere
Tutto sul proprio bagaglio
Tutto sul protocollo di decollo
Tutto sul protocollo di atterraggio
Tutto sulle procedure
Sulle circostanze impreviste
Che non verranno mai
Perché l’aereo è il mezzo di trasporto
più sicuro
RAGAZZA
È sempre stato
Così intelligente
“I gerani possono sopravvivere a tutto” ha vinto il settimo Concorso per la migliore drammaturgia d’impegno dell’area ex-jugoslava promosso dalla fondazione Heartefact di Belgrado, che ancora una volta si conferma polo attrattivo di buona drammaturgia.
Alla competizione del 2018 hanno partecipato quarantacinque testi da Serbia, Croazia, Macedonia, Montenegro e Bosnia ed Erzegovina. La giuria, formata da Žanina Mirčevska, autrice e drammaturga, Alban Ukaj, attore, e Biljana Srbljanović (ricordate la sua “Trilogia di Belgrado” e il diario del bombardamento Nato su Belgrado pubblicato quotidianamente da Repubblica?) ha scelto il testo di Brdar perché ancora una volta quest’autrice si è dimostrata capace di scrivere un testo sorprendente e teso, molto più che semplicemente regionale. Brdar la scorsa estate aveva già ricevuto il premio del festival Sterijino Pozorje di Novi Sad per la migliore drammaturgia con il dramma “Bacači prstiju”, un testo surreale su due amiche autostoppiste che inseguono una meta zigzagando tra imprevedibili compagni di viaggio. Dopo la lettura alla New York Public Library di questo dramma, Iva Brdar ci regala un’altra piccola perla di drammaturgia contemporanea e, a quanto pare dalla produzione degli ultimi anni, ne coglieremo ancora parecchie.
Elisa Copetti
Elisa Copetti, traduttrice letteraria dalle lingue croata e serba, ha scritto una tesi magistrale sul Teatro croato dal 1990 al 2010 con la traduzione di Rose is a rose is a rose is a rose di Ivana Sajko. Ha tradotto drammi di: Almir Imširević, Lada Kaštelan, Ivor Martinić, Milena Marković, Dragan Nikolić, Doruntina Besha. Recentemente ha tradotto Ivo Andrić, Premio Nobel per la letteratura e Olja Savičević Ivančević.
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